Pavimenti in resina: tutto quello che c’è da sapere

La resina è un materiale largamente utilizzato nel settore edilizio, per via delle sue numerose qualità tecniche. Anticamente la resina di origine vegetale, cioè quella estratta dagli alberi o dalle piante, veniva impiegata per impermeabilizzare le chiglie e gli scafi delle navi (tramite la tecnica del calafataggio), oppure altri materiali che venivano a contatto con l’acqua di mare. Attualmente si utilizza solo resina sintetica, cioè prodotta in laboratorio dalla lavorazione di diversi polimeri provenienti da materie prime differenti; conserva tutte le qualità della resina vegetale, compresa la viscosità e la capacità di indurirsi se sottoposta al caldo o al freddo.

A partire dagli anni Cinquanta, le resine trovano grande spazio nel settore dell’edilizia e della costruzioni, prima come collante, poi per la realizzazione di condotte e pannelli. Solo negli anni Novanta vengono esplorate le potenzialità delle resine per la realizzazione di pavimenti industriali e commerciali, nella pavimentazione degli ospedali o delle strutture sportive. È un materiale infatti che resiste molto bene alle sollecitazioni meccaniche e agli urti; in più garantisce un elevato livello di igiene ed facilità di pulizia.

La tendenza degli ultimi anni però, grazie anche agli affascinanti utilizzi della resina in campo artistico con la produzione di statuine e oggetti di design di grande classe e gusto estetico, vedono l’impiego delle resine artificiali anche nella realizzazione di pavimenti domestici, sfruttando le infinite possibilità di personalizzazione. Questa scelta ha dato via ad un boom nella realizzazione di pavimenti in resina, e all’esplorazione delle potenzialità, tecniche ed estetiche, di questo materiale a servizio dell’interior design e dell’home decor. La resina infatti, costituita di base da silicati inorganici, può essere arricchita con inserti di altro materiale di diverso colore, durezza e consistenza, garantendo un risultato ogni volta unico e perfettamente in linea con lo stile della casa in cui si intende posare il pavimento.

Ma qual è l’aspetto di un pavimento in resina? Un pavimento in resina si presenta con una superficie liscia e uniforme, senza la presenza delle classiche fughe che si vedono quando vengono messe in opera le piastrelle, o senza le assi o i listelli visibili come nel pavimento in parquet. Questo perché la resina viene stesa direttamente sul pavimento esistente o sul massetto e livellata, creando un unico blocco monolitico.

In questa guida analizzeremo tutte le caratteristiche dei pavimenti in resina, dalle loro qualità tecniche invidiabili (atossicità, impermeabilità, resistenza chimica e meccanica, resistenza ad urti e abrasioni) a quelle estetiche (colorazioni, finiture, effetto 3d), all’utilizzo per specifiche parti della casa fino anche alle tecniche di posa fai da te e alla pulizia di un pavimento in resina.

Vediamo prima in breve quali tipi di resina possono essere utilizzate per la realizzazione dei pavimenti: la differenza nella composizione chimica ne determina la destinazione d’uso (industriale o domestico, interno o esterno), il tempo di assestamento e ovviamente il prezzo.

Resine epossidiche

Le resine epossidiche sono tra le tipologia più diffuse per costruire pavimenti in resina, sia che si tratti di uno strato protettivo di appena pochi millimetri su un pavimenti già esistenti e sia che si debba creare da zero un intero massetto, tutto in resina. In questo secondo caso si arricchisce il massetto con sabbie di quarzo, per aumentare la resistenza meccanica del pavimento. La posa delle resine epossidiche è abbastanza lunga, e richiede circa una settimana di assestamento per essere calpestabili. I risultati che però si possono ottenere con questo tipo di resina sono però ottimi.

Resine Bicomponenti

Le resine bicomponenti altro non sono che resine epossidiche: sono così chiamate perché la loro formula è costituita da una resina e da un indurente. Questo indurente permette alla resina di solidificarsi con l’azione del freddo. Hanno una viscosità variabile, per cui possono essere utilizzate sia allo stato liquido che a quello solido; proprio questa caratteristica le rende molto duttili e malleabili, e fa sì che la loro lavorazione sia molto più semplice di una resina monocomponente.

Resine Matacriliche

Le resine metacriliche (PMMA) sono tra le più utilizzate nella realizzazione dei pavimenti in campo industriale o in tutti i luoghi che richiedono un elevato livello di igiene, come ospedali, macellerie o locali di conservazione dei cibi, oppure può essere utilizzato su fondi di cemento, poiché garantisce una grande aderenza. Il metacrilato non è considerato un materiale nocivo né per la salute né per l’ambiente; inoltre il suo odore raggiunge la soglia di percezione compresa tra gli 0,50 e gli 0,21 ppm, quindi valori di gran lunga inferiori al valore limite di soglia (TLV) fissato dalla normativa vigente a 100 ml per metro cubo. Il così largo impiego di questo tipo di resina viene giustificato dal fatto che ha dei tempi di asciugatura rapidissimi: riesce infatti ad indurirsi anche in 2-4 ore.

Questa caratteristica è ottima sia quando si deve intervenire in tempi rapidi, o per interventi di risanamento o per lavori che richiedono una realizzazione in breve tempo, spesso anche per l’allestimento di pavimentazioni durante le fiere o le esposizioni temporanee. L’indurimento del metacrilato è altrettanto rapido anche in condizioni di temperatura inferiori agli 0° C. Tra gli ulteriori vantaggi vi è la grande capacità elastica di questo pavimento in resina: anche se applicato su una superficie con microfessure o soggetta a vibrazioni continue, il pavimento non di deforma e non si distacca, mantenendo una perfetta aderenza al suolo. Anche dal punto di vista della resistenza chimica, il metacrilato è considerato un’ottima soluzione, perché resiste agli acidi di origine organica/minerale e agli alcali; per questo motivo i pavimenti in resina metacrilica viene spesso impiegata per la realizzazione di pavimentazioni industriali, per laboratori, industrie farmaceutiche o anche magazzini ad alta densità di traffico.

Resine Poliuretaniche

Le resine poliuretaniche sono monocomponenti, con proprietà termoindurenti, si solidificano cioè con l’azione del freddo. Hanno un’ottima resistenza meccanica, per cui vengono spesso impiegate per la realizzazione di pavimenti esterni, oppure per superfici che devono sopportare un elevato livello di traffico pedonale o di transito dei veicoli. Inoltre, sopportano molto bene l’esposizione ai raggi UV, per cui anche una colorazione bianca non tenderà ad ingiallire come avviene per gli altri tipi di resina, e potrete mantenere inalterato l’aspetto del vostro pavimenti in resina da esterno anche per moltissimi anni. A fronte di tali vantaggi, vi è un costo è leggermente superiore a quello della resina epossidica, tuttavia le sue caratteristiche tecniche e la durata sono di gran lunga superiore. Per quanto riguarda invece i tempi di stesura e di asciugatura, sono altrettanto lunghe, vanno cioè dai 7 agli 8 giorni.

Resine Cementizie

Le resine cementizie sono completamente atossiche ed ecologiche rispetto alle altre, poiché utilizzano come “solvente” soltanto l’acqua. Nonostante ciò, sono molto resistenti sia all’umidità che ai raggi UV, per cui vengono spesso impiegate nella realizzazione di terrazzi e balconi, pavimenti esterni, ma anche piscine e fontane. Possono avere uno spessore minimo di 1mm, mentre dal punto di vista estetico sono completamente personalizzabili, sia per il tipo di finitura (lucida o opaca), sia per la granulosità della superficie, sia anche per le colorazioni. In più c’è da aggiungere che questo tipo di resina aumenta col tempo la sua durezza.

Resine Poliuree

La resina poliurea a spruzzo è un rivestimento elastometrico sottilissimo, un vero e proprio fil protettivo, che viene spruzzato a caldo sul pavimento per proteggere le superfici, tramite particolari pompe o vaporizzatori. In genere viene impiegato per impermeabilizzare i pavimenti, poiché questo materiale sintetico ha una grandissima capacità idrorepellente: oltre ad impedire lo stagnamento dell’acqua e il danneggiamento delle superfici, le rende anche antiscivolo. Per questo motivo viene impiegato soprattutto come finitura per esterni, balconi, terrazzi, ma anche parcheggi scoperti.

Vantaggi e caratteristiche di un pavimento in resina

Cominciamo con l’analizzare i vantaggi di un pavimento in resina. Per sua stessa conformazione, un pavimento in resina è privo di fughe o fessurazioni; ciò porta due immediati vantaggi:

  • non si possono creare infiltrazioni di acqua come nel caso del parquet, che rischiano di favorire la crescita di muffe nello strato sottostante, specie nei pavimenti flottanti dove lo spazio tra le assi e il massetto è occupato dal materassino isolante;
  • non si può accumulare lo sporco nelle fughe, rendendo molto più facile e veloce la pulizia del pavimento

Questo rende il pavimento in resina estremamente igienico, adatto a pavimentare ambienti che richiedono un certo grado di sterilità come gli ospedali, ma anche la cameretta dei bambini, soprattutto quando sono piccoli e hanno l’abitudine di gattonare per terra e poi mettere le mani in bocca.

Ma pensate anche a quante volte avete visto mattonelle tagliate per poter coincidere con i bordi della stanza, quando magari sarebbero bastati pochi centimetri in più, o gli schemi delle piastrelle interrotti per questioni di spazio… o ancora lo stesso parquet, che spesso produce una quantità enorme di listelli tagliati o scartati perché non quadravano alla perfezione con le misure della stanza… Questi difetti antiestetici di un pavimento tradizionale non si presenteranno mai con un pavimento in resina!

La seconda caratteristica che viene tenuta altamente in considerazione è l’impermeabilità di un pavimento in resina: non assorbe l’acqua né le altre sostanze, per cui diventa una pavimentazione perfetta per la cucina o per il bagno. L’idrorepellenza deriva dalla sua composizione molecolare: le resine epossidiche hanno infatti una struttura molecolare chiusa. Data la sua versatilità, spesso si realizzano in resina anche lavabi e docce, con le stesse colorazioni e texture del pavimento, creando un ambiente omogeneo ed estremamente di classe – lo si vede spesso nelle stanze da bagno degli alberghi di lusso.

Oltre all’acqua, un pavimento in resina resiste molto bene agli attacchi delle sostanze chimiche, siano essi prodotti per la pulizia o sostanze utilizzate nelle industrie e nei laboratori, anzi, può essere ulteriormente migliorata nella composizione – viso che si realizza a partire da una miscela di polimeri di varia natura – e adattata agli ambienti in cui deve essere messa in posa.

Un pavimento in resina è anche ignifugo, soprattutto se realizzato con resine senza solvente: non prende fuoco e impedisce alle fiamme di propagarsi, per questo viene utilizzato nei locali caldaie o dove vengono riposti i carburanti.

A ciò si aggiunge il fatto che il pavimento in resina è atossico, non dannoso per l’ambiente e per chi abita la casa, come spesso accade per alcuni parquet che utilizzano per la posa colle sintetiche e potenzialmente nocive. La produzione di questo materiale viene strettamente sorvegliata e regolarizzata dalle normative europee, ma i pavimenti in resina sono così sicuri da poter essere posati anche nelle mense e nelle cucine dei ristoranti, dove devono essere rispettati standard igienici e sanitari molto elevati, nel caso di contatto accidentale del cibo con il pavimento.

Continuando con i vantaggi, dovete sapere che il pavimento in resina ha un’elevata conducibilità termica, per questo si sposa benissimo con un impianto di riscaldamento a pannelli radianti, anzi, è uno dei materiali più indicati. Infatti le resine sono molto elastiche, quindi sopportano alla perfezione gli sbalzi termici causati dall’accensione e dallo spegnimento del riscaldamento, senza rovinarsi e senza creparsi. Non ci sono rischi per la salute perché le resine, essendo atossiche, non rilasciano con il calore sostanze nocive, come potrebbe accadere per pavimenti in parquet o in ceramica con collanti sintetici. In più, potrete provare la piacevolissima sensazione di camminare a piedi scalzi su un pavimento caldo e liscio.

L’unica controindicazione in questo senso si presenta in caso di riparazione di uno dei pannelli radianti: con un pavimento in ceramica infatti basterebbe sollevare solo le piastrelle della zona interessata, mentre con un pavimento in resina, che è monolitico, è necessario rifare l’intera pavimentazione. Vi consigliamo dunque, se siete orientati verso l’installazione di un sistema di riscaldamento a pavimento, di scegliere una resina stirolo-acritica e non una epossidica autolivellante: con il primo tipo infatti, che si stende con la spatola, è più semplice fare piccoli aggiustamenti.

Un ulteriore vantaggio derivante dalla composizione delle resine è l’alta resistenza agli urti e alle sollecitazioni meccaniche: è difficilissimo graffiare un pavimento in resina, cosa che non si può dire certo per il parquet, spesso delicatissimo, o per le piastrelle di ceramica che si sbeccano. Inoltre, se proprio riusciste a graffiare un pavimento in resina, ripararlo è semplice e molto veloce. Potete scoprire come continuando a leggere questo articolo.

A dispetto del suo aspetto liscio, un pavimento in resina non è affatto scivoloso, anzi, è incluso della Classe Uno per la resistenza allo scivolamento stabilita alle norme EN 12633: molti impianti sportivi lo utilizzano per gli spogliatoi o per il bordo piscina.

Tutte queste caratteristiche rendono il pavimento in resina estremamente duraturo: se decidete di adottarlo per la vostra cosa vi durerà pressoché per sempre senza dover intervenire con modifiche, rivitalizzazioni o altri tipi di interventi richiesti per i pavimenti con piastrelle ritenuti in genere longevi.

Ma i vantaggi che vi spingeranno a sceglierlo non finiscono qui; dobbiamo aggiungere a questo già lungo elenco di pro sul pavimento in resina:

  • praticità della posa
  • prezzo basso
  • resa estetica

Per praticità della posa intendiamo sia la velocità e la semplicità con cui viene messo in opera, sia anche la felice convivenza con gli altri elementi della casa. Quando intraprendete un progetto di ristrutturazione nella propria casa, può capitare che questo comprenda il rifacimento del pavimento ma non la sostituzione degli infissi: spesso si presenta il problema di un pavimento troppo alto rispetto alle porte che già sono state installate e si è costretti a smontare o peggio ancora cambiarle tutte, sottoponendovi ad una fatica e ad una spesa che non erano state messe in preventivo. Il vantaggio della resina è che, anche quando utilizzata per coprire un pavimento preesistente, occupa solo 2-4 mm, qualcuno in più se la superficie viene trattata, ma raramente supera un centimetro di spessore (nel caso dei pavimenti in resina carrabili, dove quindi il problema degli infissi non si pone).

Inoltre abbiamo a che fare con un pavimento che può essere installato senza problemi su ogni tipo di superficie preesistente, o quasi. Contro la credenza comune infatti, la resina aderisce molto bene alla pietra e alla ceramica, al vetro, al calcestruzzo e persino al legno: ricordate quando vi hanno detto che la resina non è adatta al parquet? Bene, possiamo dire che si sbagliavano. È necessario qualche piccolo accorgimento in più rispetto agli altri materiali, ma il lavoro può essere eseguito ugualmente (è consigliabile in questo caso rivolgersi a ditte che sono solite operare proprio su parquet preesistente). Dato che le fibre del legno hanno la capacità di assorbire più in profondità le resine, bisognerà preparare una miscela apposita e assicurarsi che la superficie su cui si opera sia perfettamente liscia e piana.

Gli unici materiali inadatti ad un rivestimento in resina sono:

  • terra
  • polistirolo
  • gesso
  • gomma
  • linoleum

Questo perché hanno una struttura che non consente alla resina di aderire alla perfezione, oppure – nel caso della terra – non hanno una rigidità sufficiente a supportare il peso del pavimento. Significa quindi che non possiamo avere un pavimento in resina in giardino? Nient’affatto: nel corso dell’articolo affronteremo anche il problema dell’installazione all’esterno.

Abbiamo poi parlato di prezzi bassi: rispetto al marmo e al parquet, che sono considerati i materiali più costosi e pregiati per le pavimentazioni di casa, la resina è molto più economica: una miscela base, comprensiva di strato superiore di protezione, ha un costo di circa 40/60 euro al metro quadro. Ovviamente i prezzi aumentano quando si sceglie un pavimento in resina auto livellante (si raggiungono gli 80/100 euro al metro quadro), oppure quando si sceglie una finitura speciale o una decorazione particolarmente pregiata. In questo caso i costi possono anche superare le migliaia di euro ma avrete una pavimentazione comparabile ad una vera e propria opera d’arte. Ed ecco spiegato dunque quali sono gli inestimabili vantaggi di un pavimento in resina dal punto di vista estetico.

Gli “svantaggi”

Passiamo adesso agli svantaggi di un pavimento in resina, che a fronte di quanto visto in precedenza, sono davvero pochi. Il principale “contro” è dovuto al progressivo ingiallimento della resina epossidica, che non reagisce bene all’esposizione prolungata ai raggi UV e di conseguenza perde la sua lucentezza e anche la sua colorazione originaria. Questo difetto sarà più evidente sui pavimenti in resina lucidi o di colorazione più chiara. Una soluzione da prendere a priori è quella di aggiungere alla resina una finitura in poliuretano, un materiale che invece sopporta molto bene l’esposizione al sole e che protegge il colore dall’ingiallimento.

Altri svantaggi sono legati all’assenza di una finitura protettiva: anche il pavimento in resina infatti può subire danni e alterazioni a causa di urti accidentali, graffi e abrasioni alla pari di un pavimento in ceramica se non viene adeguatamente protetto. Anche una posa scorretta, effettuata su un terreno poco stabile o non preparato adeguatamente può portare alla formazione di crepe o danni estetici sgradevoli: per evitarlo, assicuratevi di affidare la realizzazione della messa in opera ad una ditta seria e professionale, oppure, se preferite il fai da te, eseguite con cura e attenzione tutti i passaggi indicati.

Infine, l’ultimo difetto… anche se può non essere considerato tale da tutti: il pavimento in resina è duraturo, e se siete tipi che amano spesso cambiare, anche in casa, non è il pavimento adatto per voi, perché può durare inalterato anche più di vent’anni!
VANTAGGISVANTAGGI
igienicoingiallimento
impermeabilegraffi (senza film protettivo)
atossico
ignifugo
buona conducibilità termica
buona resistenza meccanica

Pavimenti Luminescenti

Tra i pavimenti artistici di maggior pregio ci sono quelli in resina luminescente. Avete capito bene, stiamo parlando di pavimenti che si illuminano al buio, e tutto senza utilizzare sostanze chimiche tossiche! Alcuni materiali infatti, tra cui il fosforo bianco, hanno la capacità di assorbire la luce, sia quella artificiale che quella naturale, e di restituirla in modo più tenue, con una sorta di luminescenza azzurrina, anche fino a 12 ore dall’assorbimento. Elementi di fosforo bianco sono quindi aggiunti alla miscela per i pavimenti in resina, per conferirgli una luminescenza del tutto naturale di grandissimo fascino. Si possono infatti creare meravigliose decorazioni, disegni e geometrie che saranno perfettamente visibili al buio, che daranno all’ambiente un aspetto totalmente diverso e un po’ magico.

In genere vengono utilizzati nelle discoteche, nei bar o nei locali con le luci soffuse, tuttavia se si sceglie un design più sobrio, si può realizzare un pavimento in resina luminescente anche in casa. Pensate poi all’atmosfera da mondo delle fiabe che si può creare in giardino: abbiamo visto che il pavimento in resina è adatto anche alla posa all’esterno, quindi perché non realizzare un bel vialetto che di notte diventa fluorescente e ci indica la via verso l’ingresso di casa come un magico serpente azzurrino che si snoda attraverso il prato?

Pavimenti in resina 3d

La nuova frontiera dell’home decor e dell’interior design vede un uso sempre maggiore della resina per la realizzazione di pavimenti in 3d. Stiamo parlando di pavimentazioni in cui sono incorporate immagine o foto di alta qualità che creano effetti ottici spettacolari, in gradi di riprodurre proprio l’effetto tridimensionale. Ma come si realizzano?

In genere si tratta di pavimenti multilivello, cioè realizzati con più strati di resina. Abbiamo visto che questo materiale ha uno spessore davvero minimo, quindi non creerà problemi con gli infissi interni o con i battiscopa anche con questa tecnica. In genere si creano tre strati, e all’interno di ognuno viene posta un’immagine; infine si aggiunge un quarto strato di copertura, lucido e trasparente, che contribuisce ad esaltare l’effetto 3d del pavimento.

Tra le tipologie di resina in 3d più apprezzate vi è senza dubbio quella che riproduce il mare: parliamo di un mare azzurro, caraibico e rilassante, oppure di uno squalo che sembra emergere dal vostro pavimento con le fauci spalancate. Il bello di questi pavimenti è che l’effetto realistico è davvero sorprendente. Le stampe a sfondo marino sono utilizzare soprattutto nella stanza da bagno, perché creano una piacevole associazione di idee: immaginate di uscire dalla doccia, abbassare lo sguardo e vedere le spuma del mare che lambisce la sabbia proprio sotto i vostri piedi!

Anche il soggiorno o la camera da letto possono essere decorati con pavimenti in resina in 3d, facendo attenzione a non esagerare e a scegliere decorazioni di classe, adatte all’ambiente. In camera da letto ad esempio, così come sono sconsigliati i colori troppo accesi, sono sconsigliate le immagini 3d che possono risultare pesanti o angoscianti – come lo squalo menzionato in precedenza! – perché disturberebbero la fase di riposo e il sonno. Scegliete quindi immagini rilassanti, come un prato fiorito o un paesaggio; spesso c’è la tendenza nell’installare pavimenti che abbiano il disegno di un percorso, come un ponte di legno sul prato, che conduce dall’entrata della stanza fino al letto.

Le suggestioni che si possono creare grazie alle stampe 3d sono davvero numerose, e adatte a tutti i gusti.

Oltre che come vezzo estetico, i pavimenti in resina 3d possono essere utilizzati anche a scopo commerciale; infatti è possibile inserire una stampa con il logo della vostra azienda o del vostro bar e avrete un bellissimo pavimento personalizzato, che mostri subito il volto grafico del vostro brand a tutti i clienti.

Ma il prezzo? Se si scelgono stampe “da catalogo” e la stanza da pavimentare non è molto grande, si può ottenere un lavoro ben fatto con poche miglia di euro. Ben diverso invece se si vuole una stampa personalizzata o una stampa artistica, magari con un disegno realizzato appositamente per voi da un artista, e allora il prezzo può salire di molto.

Infine due piccoli consigli da seguire quando si parla di pavimenti in resina in 3d:

  • fate attenzione alle dimensioni! Accertatevi le immagini siano proporzionate con la stanza in cui andrete a realizzare la decorazione in 3d, altrimenti correte il rischio di creare un effetto ottico sgradevole e di rimpicciolire la stanza.
  • non esagerate nella scelta delle immagini! È bello lasciarsi guidare dalla fantasia e dai propri gusti, ma bisogna mantenere sempre un minimo di sobrietà e di classe.

Un pavimento in resina in 3d è molto durevole nel tempo, per cui scegliete una soluzione grafica che non stanchi o che non vi risulti sgradevole dopo che siano trascorsi soltanto un paio d’anni.

Le altre finiture

Come abbiamo visto le resine in 3d e quelle luminescenti sono utilizzate per realizzare pavimenti di estrema bellezza, e soprattutto unici.Tuttavia per la maggior parte delle persone possono risultare troppo eccentrici o impegnativi, o non adatti ad uno stile d’arredamento e di home decor più tradizionale. Questo non vuol dire che dobbiate rinunciare ad avere un pavimento in resina nel vostro salotto o nella vostra cucina: ci sono infatti tantissimi altre finiture che possono interrompere la monotonia di un pavimento monolocolore o la banalità delle piastrelle, garantendovi le elevate prestazioni della resina.

La finitura lucida ad esempio è una delle più utilizzate: fa risaltare la brillantezza del colore di fondo e rende gli ambienti più di classe. Nelle case è indicata soprattutto per i salotti e le sale da pranzo che hanno degli arredi classici, con decorazioni ed elementi in vetro: la luminosità viene così amplificata e gli ambienti sembreranno più grandi. Spesso si vede questo tipo di pavimento impiegato anche in bagno: la sua lucentezza suggerisce l’idea di della liquidità, dell’acqua e dell’ambiente marino pur non utilizzando stampe in 3d che ritraggono l’oceano. Anche nel settore commerciale, la finitura lucida è adatta ai grandi uffici e alle sale di rappresentanza, perché amplifica l’idea di lusso ed eleganza, ma senza risultare eccessivamente sfarzosa.

La finitura opaca invece è più adatta agli ambienti informali, come le cucine e gli ingressi, ma è quella preferita dagli artisti o dagli amanti dell’urban style. Grigio, tortora e ghiaietto sono le tonalità più usate, esaltate dalla compattezza e dall’aspetto monolitico della resina.

L’urban style si ispira all’architettura della grandi metropoli e all’ambiente delle fabbriche, e quale pavimento migliore se non il pavimento industriale per antonomasia? Accanto ad una pavimentazione in resina di colore grigio vediamo pareti con mattoni a vista, soffitti alti dove spiccano tubature invecchiate ad arte e lampadari di design che riproducono la forma nuda e minimal delle lampadine. Anche il ferro è un elemento essenziale, lo si ritrova nelle decorazioni e anche nei mobili, che vengono scelti le le loro linee decise e un po’ vintage. Un ulteriore pregio della resina con finitura opaca, al di là del suo valore estetico, risiede nel fatto che si rovina meno facilmente di quella lucida: infatti è meno soggetta all’ingiallimento, e i graffi accidentali saranno di sicuro meno visibili.

Un’altro tipo di finitura che sta riscontrando grande successo e che ha permesso alle resine di entrare a pieno titolo nei materiali per la pavimentazione civile e domestica è quella artistica. La resina, essendo un materiale viscoso, può essere arricchito con l’aggiunta di inerti come il quarzo, il vetro, ma anche il marmo o addirittura pietruzze di varie dimensioni, che restano inglobate ad arte all’interno della superficie vetrosa, e regalarvi degli effetti estetici davvero sorprendenti. Ma la magia della resina non finisce qui: possono essere incorporati anche fiori, perle, scampoli di stoffa e anche glitter: le possibilità di personalizzazione sono pressoché infinite, e l’unico limite è rappresentato dalla vostra fantasia. La caratteristica fondamentale è che con questa tecnica ogni pavimento è unico, e l’artigiano che esegue la posa crea ogni volta un pavimento diverso, che non sarà mai uguale ad un altro, e per questo sarà ancora più prezioso.

La finitura ad effetto nuvolato invece si crea sovrapponendo strati di resina di colore diverso, tono su tono, per ricreare l’aspetto della pietra: è un lavoro meticoloso che necessita di grande professionalità e manualità, per cui vi consigliamo di rivolgervi ad un esperto del settore. La stessa raccomandazione vale anche, se non in misura maggiore, se scegliete una finitura con effetto spatolato. In questo caso infatti vengono sovrapposti colori di diverse tonalità, combinati tra loro ad arte per creare bellissime sfumature: pensate ad un pavimento con tutti i colori dell’arcobaleno, dove il rosso si trasforma fino a diventare indaco, oppure ad un pavimento in cui le diverse tonalità di verde, da quello brillante colore smeraldo a quello scuro colore delle foglie, sfumano l’una nell’altra.

Una pavimentazione di questo tipo renderebbe la cameretta dei bambini un ambiente unico e vivace, adatto a stimolare la loro fantasia e creatività, in più renderebbe la stanza molto più accogliente. La resina infatti ha tante qualità, ma spesso può risultare fredda e asettica: con la tecnica spatolata non correrete certo questo rischio.

Soluzioni per esterni

I pavimenti in resina possono anche essere utilizzati come pavimentazione esterna, soprattutto quando si tratta di realizzare parcheggi o passaggi pedonali: non solo l’effetto estetico, di una superficie liscia e monolitica sarà impeccabile, ma anche le caratteristiche tecniche devono essere garantite al 100%. Infatti, nonostante la resina sia un ottimo materiale per pavimentazioni resistenti e durature nel tempo, quando viene collocato all’esterno deve essere rafforzato nella sua composizione chimica. Prendendo come esempio la pavimentazione di un parcheggio esterno di un centro commerciale, esso dovrà sopportare:

  • intemperie
  • sbalzi termici
  • esposizione prolungata ai raggi UV
  • sollecitazioni meccaniche importanti
  • attacco di sostanze chimiche presenti negli oli di motore o nei carburanti

Il pavimento dovrebbe quindi essere abbastanza elastico da sopportare la differenza di calore tra il giorno e la notte, e al contempo dovrebbe essere stabile per poter sopportare senza cedimenti o crepe il peso e il passaggio dei veicoli. Queste due caratteristiche ovviamente non vanno d’accordo tra loro, perché una superficie non può essere stabile ed elastica insieme. Proprio qui si fa affidamento su una delle caratteristiche peculiari dei pavimenti in resina, cioè sul fatto che si tratta di una pavimentazione stratificata. In genere si realizzano tre strati per una pavimentazione esterna:

  • primo strato, a contatto con il terreno, in resina poliuretanica, abbastanza elastico, in grado di assorbire le dilatazioni dovute allo sbalzo termico;
  • secondo strato, sempre in resina poliuretanica, più stabile, con il compito di assorbire le vibrazioni meccaniche e sostenere il peso dei veicoli;
  • terzo strato superficiale, in resina alifatica, che protegge il pavimento dai raggi UV e permette di dargli una colorazione specifica.
Il grosso del lavoro viene fatto dallo strato più interno, quello poggiato sul terreno: spesso infatti si possono vedere delle crepe nello strato superficiale, mentre lo strato di base è perfettamente intatto e in grado di assolvere alla sua funzione anti-fessurazione.

Questo è dunque il procedimento per realizzare un pavimento in resina per un parcheggio esterno, che deve comunque mantenere un certo livello estetico, per non pregiudicare l’aspetto dell’intero edificio, nel nostro caso il centro commerciale.

Ci sono tuttavia altri luoghi esterni in cui è possibile rinunciare all’estetica in favore di una maggiore resistenza: stiamo parlando delle superfici che possono entrare in contatto con sostanze chimiche aggressive, come ad esempio l’area di carico e scarico di un’industria. In questo caso si realizza un pavimento in resina poliuretano-cementizia, che resiste molto bene alle sollecitazioni meccaniche e anche alle aggressioni chimiche. Viene realizzata anche in un solo strato con uno spessore che può raggiungere i 9 mm, e i tempi di posa sono davvero rapidi. L’unico inconveniente è la scarsa resistenza ai raggi UV e quindi un progressivo ingiallimento, ma questa caratteristica passa sicuramente in secondo piano quando si parla di pavimentare il magazzino di un’area carico e scarico industriale.

Come si pulisce

Abbiamo visto che una delle caratteristiche fondamentali dei pavimenti in resina è la sua elevata resistenza allo sporco, e quindi la capacità di mantenere un ambiente pulito e igienico; in più l’assenza di fughe contrasta la formazione della polvere. Ciò non significa certo che non dobbiamo dedicarci con cura alla pulizia del nostro pavimento. A tutti gli effetti, la manutenzione ordinaria di un pavimento in resina non è molto diversa da quella di un normale pavimento: basta spazzare quotidianamente con una scopa a setole morbide o anche con l’aspirapolvere. Per il lavaggio, si possono usare i detergenti tradizionali: non è necessario che siano aggressivi o che facciano molta schiuma, proprio perché la resina è idrorepellente, quindi non assorbe molto lo sporco e non vale la pena rischiare di rovinare il pavimento.

Oltre ai normali detergenti potete anche utilizzare prodotti fai da te che sono ugualmente efficaci. Uno sgrassatore home made fatto con ingredienti naturali può essere così preparato; mescolate in acqua fredda 5 cucchiai di aceto, 5 cucchiai di alcool e 3 cucchiai di cera; poi lavate il pavimento con un panno morbido, senza risciacquare.

Per velocizzare l’asciugatura, dopo aver passato un panno asciutto, lasciate aperte le finestre: far arieggiare gli ambienti – anche in inverno – è sempre un comodo trucchetto per le pulizie di casa.

Oltre alla pulizia quotidiana, può essere utile per conservare mantenere intatta la lucentezza del pavimento anche l’utilizzo della cera. Una volta al mese infatti vi consigliamo di passare sul vostro pavimento in resina una mano di apposita cera trasparente, che formerà un ulteriore strato protettivo. La cera non solo protegge il pavimento dai graffi e ne mantiene inalterato l’aspetto, ma impedisce anche l’accumulo di polvere e sporcizia, perché elimina ogni tipo di porosità e riempie i piccoli graffi che si possono formare.

Se siete soliti passare la cera sul vostro pavimento in resina, vi converrà acquistare anche un detergente specifico che, oltre a pulire e igienizzare le superfici, contribuisce a rinvigorire e rigenerare la cera (prodotti lava-inceratori); in questo caso la ceratura può avvenire anche meno di frequente. Se invece la fate una volta al mese, dovete assicuravi di utilizzare un prodotto decerante per rimuovere efficacemente il vecchio strato prima di passare il nuovo.

Parliamo adesso della manutenzione straordinaria del pavimento in resina: come ormai ben sappiamo, questa pavimentazione dura praticamente per sempre, ma è necessario prendersene cura negli anni. Con cadenza quindicennale (ma le tempistiche possono variare in base al tipo di resina scelto originariamente) dovrete contattare una ditta esperta per effettuare un trattamento di ceratura in emulsione. Sul pavimento perfettamente pulito e asciutto verrà posato un nuovo strato di cera, livellato grazie ad apposite macchine spandi cera, che la distribuiscono in modo uniforme senza creare striature antiestetiche. Se avete dello sporco localizzato, come macchie di grasso che sono penetrate all’interno della resina, è consigliabile richiedere l’intervento di un esperto o servirsi di prodotti specifici: può essere molto utile richiedere queste informazioni all’azienda che ha effettuato la messa in opera del pavimento in resina.

Le diverse tecniche di posa

Fino ad ora abbiamo parlato in modo generale della resina e della posa senza specificare se si tratta di resina a film sottile o resina autolivellante. A livello di caratteristiche tecniche non c’è una grande difformità tra le due, tuttavia è bene illustrare le piccole differenze che ci sono, soprattutto per quanto riguarda la posa.

La resina a film sottile è uno strato appunto di spessore minimo che copre una pavimentazione già esistente: se si usa una resina trasparente esso non diventa altro che una finitura, una protezione del pavimento sottostante. La resina autolivellante invece è uno strato più spesso di materiale vetrificato, all’intenro del quale possono essere inseriti inerti di vario tipo per personalizzare la pavimentazione. A livello di posa, la resina a film sottile viene stesa con un pennello o con un’apposita cazzuola, mentre la resina autolivellante tramite la tecnica della che analizzeremo più avanti.

Come posarlo con il fai da te

Dopo aver analizzato in questa breve guida tutti gli aspetti relativi ai pavimenti in resina, vediamo quali sono i passaggi da seguire per una posa fai da te.

Per prima cosa bisogna assicurarsi che il fondo sia pronto per accogliere la resina; deve essere quindi privo di polvere, pulito e perfettamente liscio. Prima di cominciare con i lavori vi consigliamo di pulire accuratamente la superficie e di fare alcuni piccoli interventi. Se volete stendere la resina su un pavimento preesistente realizzato con le piastrelle di ceramica, diventa utile carteggiare lo strato superiore – liscio e smaltato – per aumentare l’aderenza della resina. Per lo stesso motivo dovranno essere eliminate dal parquet anche le tracce di cera o di altre finiture superficiali.

Assicuratevi poi che non ci siano delle crepe o delle abrasioni; in tal caso riempite le crepe più profonde con dello stucco sintetico. Lo stucco è utile anche per riempire le fughe tra una piastrella e l’altra: se volete un pavimento perfettamente liscio, potete coprire l’intera superficie con una mano di stucco, facendo attenzione a non creare dei dislivelli e a coprire ogni fessura.

Successivamente si passa alla stesura del primer, un fissante che può migliorare l’aderenza della resina; è indicato soprattutto per la pavimentazione esterna o sul cemento che, come abbiamo visto in precedenza, non è uno dei supporti migliori per la resina.

Rientra negli interventi di preparazione alla posa vera e propria anche il controllo della temperatura all’interno dell’ambiente in cui volete effettuare la ristrutturazione. La resina infatti, essendo un termoindurente, reagisce in modo diverso in base alle temperature: con temperature troppo alte la resina si asciuga e si indurisce troppo lentamente, creando dei dislivelli o delle disomogeneità; con temperature troppo basse, si indurisce velocemente ma senza fare presa sulla pavimentazione già presente. In genere si consiglia di mantenere l’ambiente ad una temperatura tra i 10° C e i 30° C, e con un’umidità tra il 40% e il 75%.

Terminati questi step preparatori, si passa alla preparazione della resina, con un occhio di riguardo alle etichette con le istruzioni; ogni resina infatti è diversa per composizione e caratteristiche, quindi è importante seguire attentamente quanto riportato sulla confezione. Mescolate il composto fino ad ottenere una miscela omogenea, senza bolle d’aria o grumi di polveri.

Procedete poi alla colatura, versando la resina autolivellante sul pavimento e stendendola sul pavimento con l’aiuto di una scopa professionale per resine epossidiche, meglio ancora con una racla, che vi permette un maggior controllo dei liquidi e una maggiore precisione. Se avete bisogno di appianare eventuali dislivelli, effettuate una seconda passata, versando la resina solo sulle zone più basse.

A seconda del tipo di resina impiegata, occorreranno vari giorni affinché si solidifichi completamente. Solo in questa fase potete poi intervenire con le finiture, opacizzanti, lucide satinate, o semplicemente trasparenti.

Abbiamo visto che anche senza una buona manualità è facile realizzare un bellissimo pavimento in resina: riassumiamo brevemente tutti i passaggi illustrati finora.

  • Preparazione della superficie (eliminazione della polvere e delle crepe)
  • Preparazione dell’ambiente (temperatura tra i 10°C e i 30° C)
  • Stesura del primer
  • Preparazione della resina (seguendo attentamente le istruzioni)
  • Colatura (con l’aiuto di una racla)
  • Finitura

Riparazione e manutenzione contro graffi e schegge

Come abbiamo più volte ribadito nel corso della nostra guida sui pavimenti in resina, tale pavimentazione è poco soggetta a danneggiarsi, dunque raramente vi troverete a fare ricerche su come si ripara un pavimento in resina. Tuttavia, nella vita di tutti i giorni, specie in ambienti molto frequentati e movimentati come la cucina, i piccoli incidenti possono capitare, e anche la vostra pavimentazione in resina potrebbe scheggiarsi o graffiarsi.

La resina tuttavia non si crepa vistosamente, ma il danno si manifesta sottoforma di abrasioni e piccoli tagli che sono di certo antiestetici, ma non gravissimi. Inoltre, su una superfice opaca o con decorazioni multicolore, i graffi si noteranno sicuramente di meno rispetto ad una superficie lucida o monocolore. Quando scegliete il vostro pavimento in resina per la prima volta, è bene tenere in contro anche questo aspetto.

Oltre ai graffi, possono essere visibili anche i segni dell’usura (ovviamente dopo almeno dieci o quindici anni dalla posa del pavimento), dovuti al continuo passaggio sulla superficie, all’esposizione al sole o semplicemente al consumarsi dello strato superficiale della resina.

L’intervento di riparazione più semplice consiste nel raschiare o carteggiare lo strato più superficiale della resina, quello protettivo trasparente, che di solito è spesso pochissimi millimetri. Successivamente si realizza un nuovo strato a sostituzione del precedente. Questa operazione è molto semplice e anche economica quando si ha a che fare con resina spatolata, mentre diventa un po’ più complicato con una resina autolivellante, che – come abbiamo visto – deve essere stesa su tutta la stanza. In questo caso quindi bisogna intervenire con dei lavori di ristrutturazione della pavimentazione di più ampio respiro, ma nulla di troppo costoso.

Un’altra idea per coprire i graffi è quello di realizzare un ulteriore strato colorato o con fantasie e decorazioni che mascheri il danno, e lo trasformi in un’occasione per rimodernare il vostro pavimento. Sappiamo infatti che l resina dura pressoché all’infinito, e se vi siete stancati della vecchia finitura dopo una decina di anni, la cancellazione di un graffio può essere la scusa che stavate cercando per cambiare look alla vostra camera, senza rinunciare alle qualità della resina.

Un piccolo consiglio per proteggere le zone più frequentate, come l’ingresso, è quello di utilizzare un tappetino, per permettere a chi entra in casa di pulire le scarpe e lasciare fuori granellini e sassolini che potrebbero graffiare il pavimento. In genere è un’opzione consigliata a chi ha un pavimento delicato come il parquet, ma utilizzarlo come abitudine anche per chi ha una pavimentazione in resina non è un male, perché aiuta a rendere ancora più longevo questo materiale giù così efficiente per sua natura.

Diverso è il discorso per le pavimentazioni in resina in ambito industriale: qui i danni sono di sicuro più frequenti e gli inestetismi più evidenti, soprattutto nelle zone di carico e scarico o dove vengono utilizzati prodotti chimici. Tuttavia, in questo caso non è importante l’aspetto estetico bensì quello funzionale, e non vale sicuramente la pena sostituire il pavimento in resina per qualche graffio, a fronte soprattutto delle sue ottime caratteristiche di resistenza e affidabilità.

Ristrutturare il bagno con la resina

Abbiamo già parlato di come il pavimento in resina sia fortemente indicato per la pavimentazione del bagno, perché garantisce un elevato livello di igiene e nel contempo può dare un tocco divertente e innovativo all’ambiente se si sceglie una decorazione 3d a tema marino. Tuttavia la resina può essere impiegata in bagno anche come rivestimento per le piastrelle.

La maggior parte delle case vecchie, ma anche quelle di recente costruzione, utilizzano come materiale per le finiture del bagno la pietra o la ceramica, con cui si realizzano mattonelle di diverse misure e formati, le quali vengono applicate sull’intonaco ancora fresco. La pietra è in genere più costosa della ceramica, ma l’effetto estetico è sicuramente migliore: un bagno di classe in una casa lussuosa non può rinunciare a rivestimenti in marmo o in ardesia. Tuttavia questi materiali sono carenti dal punto di vista delle caratteristiche tecniche: non possono garantire lo stesso grado di igiene, impermeabilità e resistenza all’umidità.

Le piastrelle in ceramica, molto più economiche ed “efficienti” sono però una moda ormai superata, legata al design delle case di una volta e di certo non adatti alle tendenze dell’arredamento moderno; in più sappiamo che la presenza di fughe, in ambienti umidi come il bagno, può favorire lo sviluppo delle fastidiose quanto dannose tracce di muffa sulle pareti.

Altro svantaggio delle piastrelle, sia in ceramica che in pietra naturale, sono le dimensioni: per quanto si realizzi un progetto su misura, ci saranno sempre piastrelle tagliate lungo gli angoli della stanza o in prossimità dei sanitari – per non parlare di quello che succede nella zona della doccia.

Perché allora non utilizzare la resina come rivestimento per le pareti del bagno? Tutti i vantaggi che questo materiale apporta al pavimento, possono essere apportati anche ai rivestimenti!

Una parete in resina infatti avrà un rivestimento continuo, senza antiestetiche fughe, senza tagli alle mattonelle, e soprattutto sarà impermeabile all’acqua e con una manutenzione rapida e semplicissima. Dal punto di vista estetico poi, la resina offre infinite possibilità di decoro; si può scegliere infatti:

una superficie liscia e lucida con un colore carico come l’arancione o il verde, che dia un tocco di personalità al vostro bagno
una superficie con effetto satinato di colore chiaro come il grigio o il crema, utilissimo per i bagni senza finestra, poiché illumina anche gli ambienti ciechi
una superficie con effetto satinato di colore scuro, nero o tortora, che renda il bagno davvero sofisticato ed elegante
una superficie con effetto sfumatura, davvero unica, da abbinare però ad una pavimentazione più sobria
un’unica parete con un colore brillante e vivace, che catturi l’attenzione e che crei contrasto con il resto della stanza, più neutra
e tantissime altre possibilità.

Se l’utilizzo della resina per il rivestimento del bagno ha catturato la vostra attenzione, ma avete paura di intraprendere un progetto di ristrutturazione di ampio respiro, ricordate che la resina può essere posata sulla superficie già esistente: non dovrete cioè smontare né piastrelle né mattonelle. Con uno strato spesso poco più di 2 millimetri e tempi di asciugatura molto rapidi, potrete avere un bagno completamente nuovo e personalizzato in pochissimo tempo.

Ma non è finita qui. Sapete che con la resina potete rivestire anche i sanitari, vasca da bagno compresa? Nei bagni di lusso, soprattutto in quelli degli alberghi, le vasche da bagno angolari – parliamo di quelle con l’idromassaggio in cui entrano comodamente due persone – sono spesso situate su un rialzo di due o tre gradini. È una scelta di design, che tende a sopraelevare la vasca per creare un ambiente più intimo e raccolto in cui rilassarsi. Con la resina è possibile rivestire dello stesso materiale, con le stesse sfumature e gli stessi colori, pavimento, scale, vasca e anche pareti: si crea così una sorta di percorso continuo, che abbraccia e coccola chi sta per entrare nella vasca piena di bollicine. Con la resina, potrete avere questo effetto “da vip” anche nella vostra casa.

L’unico svantaggio di avere dei sanitari in resina riguarda la loro pulizia: sono infatti molto più delicati rispetto ai tradizionali sanitari in porcellana. Non possono infatti entrare in contatto con la candeggina o con altri prodotti aggressivi, come gli anticalcare, usati assai di frequente per la pulizia del bagno. Proibitive sono anche le spugnette ruvide, che rischiano di graffiare la superficie. Per la pulizia del vostro bagno in resina utilizzate sempre una spugna morbida imbevuta con sapone neutro, come quello di marsiglia; in caso sporco ostinato un utile consiglio è quello di impregnare la spugna con un po’ di pietra d’argilla: l’azione abrasiva e allo stesso tempo delicata dell’argilla rimuoverà le macchie senza danneggiare il rivestimento.

Differenze tra pavimento in resina e in cemento

Sia la resina che il cemento sono degli ottimi materiali da impiegare per la realizzazione di pavimenti industriali, soprattutto per le loro caratteristiche tecniche di resistenza agli urti e alle sollecitazioni meccaniche. Dal punto di vista estetico spesso vi è un po’ di confusione tra resina, microcemento, pcv e cemento, perché queste tre pavimentazioni possono sembrare uguali alla vista; tuttavia hanno delle differenze tecniche molto evidenti.

Innanzitutto bisogna sapere che la costruzione di un pavimento industriale è regolata dalla normativa europea UNI 11146 “Progettazione, esecuzione e collaudo dei pavimenti di calcestruzzo ad uso industriale”, che ne stabilisce i criteri, e dalle istruzioni CNR 221/2014 “Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle pavimentazioni di calcestruzzo”, che chiarificano i criteri per la progettazione di questi pavimenti.

Essendo infatti pavimentazioni che vengono esposte e sottoposte a condizioni diverse rispetto ad un pavimento tradizionale, la loro costruzione deve rispettare alcuni requisiti specifici di funzionalità ed efficienza. Pensate solo alle sollecitazioni meccaniche a cui è sottoposto il pavimento industriale di una fabbrica piena di macchinari, presse e camion per il carico e scarico: un pavimento “normale” non sarebbe in grado di affrontare tale peso senza danneggiarsi irreparabilmente.

Analizziamo adesso in breve i vari materiali per capire qual è più adatto ad un’industria o ad un’area commerciale molto trafficata.

Il cemento può essere aggregato sia con elementi fini come la sabbia, diventando malta di cemento, sia con aggregati più grandi, diventando calcestruzzo. Ha un’ottima resistenza meccanica ed è attualmente il tipo di pavimentazione industriale più diffuso, anche se sta pian piano cedendo il posto alla resina. A parità di caratteristiche tecniche e di prezzo, il vantaggio immediato di ha nella posa: il calcestruzzo non crea bolle durante la stesura, cosa che può succedere invece con le resine se non si fa affidamento a dei professionisti. La sua composizione, essendo di natura minerale e non epossidica, lo rende adatto a chi vuole esprimere anche nella struttura fisica della propria azienda, l’interesse per l’ambiente e la sua salvaguardia. In più il cemento non ingiallisce con il passare del tempo, come accade alle resine chiare quando non vengono trattate.

Anche i pavimenti in PVC sono molto diffusi in campo industriale perché hanno buone caratteristiche meccaniche; sono realizzati in tre strati:

  • supporto, che determina la stabilità della pavimentazione
  • pellicola stampata, responsabile dell’aspetto estetico della pavimentazione
  • finitura superiore, con il compito di proteggere la pavimentazione da urti, abrasioni e deterioramento da calpestio

e questo consente al pavimento di assorbire alla perfezione ogni tipo di sollecitazione. Inoltre, il PVC è un materiale ignifugo, per cui si adatta anche ad ambienti a rischio incendio o dove c’è il pericolo di contatto con sostanze chimiche (cosa che avviene nella maggior parte delle industrie di lavorazione). Altro vantaggio da tenere in considerazione è il fatto che la posa è molto semplice e rapida (specie se si usano i laminati o gli autoposanti), per cui non bisogna interrompere la produzione aziendale per un periodo di tempo eccessivamente lungo.

Il microcemento infine, chiamato anche microtopping, è una malta cementizia ecologica e priva di componenti tossiche, perché utilizza come legante soltanto l’acqua. Può essere utilizzata come rivestimento per pavimenti, ma anche per le pareti o per i mobili del bagno. Più che in campo industriale, se ne fa largo uso in campo domestico o commerciale, quando si vogliono ricreare le qualità estetiche e tecniche del cemento, senza ricorrere al calcestruzzo vero e proprio. Il microtopping infatti è resistente alle variazioni atmosferiche, ai raggi UV, alle sollecitazioni meccaniche e anche all’infiltrazione dell’acqua; in più può ricoprire le superfici esistenti con uno spessore anche di soli 3 mm. Dal punto di vista dell’aspetto estetico poi, è sempre più spesso la scelta preferita da architetti e interior designer che amano uno stile minimal, moderno, urban. È un interessante mix tra le resine e il cemento, che può dare un tocco di personalità ad ogni ambiente.

Le caratteristiche della resina le abbiamo illustrate in precedenza, e in sintesi possiamo dire che per la scelta di una pavimentazione industriale è molto importante tenere a mente la finalità per cui tale pavimento viene progettato e la sua destinazione d’uso, per poter scegliere il materiale più adatto.