Ti sei convinto che i pavimenti in resina siano adatti agli ambienti della tua casa e hai deciso di installarli in cucina, nei servizi igienici, nel soggiorno e nella camera di bambini, trovandoli ideali anche per il giardino o per il terrazzo; oppure li hai scelti perché sono la soluzione ideale nel tuo negozio o nel tuo ufficio. Se hai bisogno di sapere quanto tempo richiede la posa è bene che tu sappia come si svolgono tutte le fasi di lavorazione di un pavimento in resina, in modo da regolarti sulla tempistica. Ecco le procedure più usate.
Le fasi di lavorazione di un pavimento in resina: la produzione
Diversamente dai pavimenti classici in piastrelle o doghe, il pavimento in resina viene prodotto dalle aziende che si occupano di prodotti chimici per l’edilizia e venduto dalle stesse o nei negozi specializzati del settore, in più componenti e cioè:
- resina epossidica
- indurente
- inerti o pigmenti
- trattamento protettivo
da miscelare insieme al momento della posa e applicare in uno o più strati, su un supporto esistente che può essere anche un vecchio pavimento esistente o un parquet. Unitamente alla miscela per la formazione del pavimento infatti, le stesse aziende producono il primer per migliorare l’aderenza alla base di sottofondo.
Presso alcune aziende è disponibile anche in il kit “fai da te” riservato a coloro che vogliono occuparsi personalmente della posa del pavimento in resina, completo di tutto il necessario ad esclusione dei macchinari per il trattamento finale di superficie.
La posa
La posa realizzata da un’ Impresa edile specializzata prevede il ciclo completo di lavorazione a partire dal trattamento del supporto (o dalla formazione dello stesso in calcestruzzo armato), fino alla protezione speciale della superficie dopo l’indurimento. Su tua richiesta l’Impresa si occuperà anche della fase di acquisto del materiale, su indicazioni del progettista e in base ai tuoi gusti personali e al tuo budget di spesa.
La posa dei pavimenti in resina in tutti i casi non dovrà avvenire in presenza di umidità sulla superficie del supporto, né esterna, né di risalita, altrimenti la resina non aderirà bene allo stesso.
- Come prima cosa vanno eliminate tutte le tracce di polvere, olio e grassi.
- In base allo stato del supporto viene steso il primer, almeno 12 ore prima della preparazione del sottofondo al pavimento. Esso sarà compianato e riparato delle piccole fessure ed eventuali asperità presenti con una o più mani di base trattante.
- Il massetto in cemento richiederà l’apposizione di un’armatura in fibra di vetro per migliorare la resistenza della resina alla flesso-trazione ed evitare fessurazioni dopo l’essiccamento.
- Si procede a miscelare la resina epossidica e l’induritore con un trapano a frusta a basso numero di giri, per non meno di 5 minuti, così da ottenere un impasto omogeneo. Nota importante: mai diluire con solvente o con acqua la miscela!
- Si applica la miscela a basso spessore, come una come vernice, con spatola a denti fini spaziati di 3 mm, rullo a pelo rasato o pennello a setole morbide. Con l’aggiunta di un’altra componente nella miscela, costituita dagli inerti (marmi, ciottoli, polveri, elementi decorativi frammentati) all’impasto ottenuto in precedenza, si ottiene un rivestimento a spessore maggiore, che si stende con una spatola dentata a 6mm, fino ad ottenere una superficie regolare.
- Stesa la miscela si passa più volte il rullo frangi-bolle per eliminare l’aria in eccesso.
L’asciugatura e il rinnovo
Una volta stesa la miscela sul supporto, un nuovo pavimento in resina può essere calpestato da un pedone già dopo 24 ore. L’indurimento completo della superficie si ottiene in 7 giorni; dopo questo periodo il pavimento è anche carrabile. Se invece il pavimento in resina era vecchio, presentava distacchi da umidità, perdita di lucentezza, discromie o abrasioni perché sprovvisto dello strato protettivo, una ulteriore fase di lavorazione consiste nel ristrutturarlo, rinnovando sia lo strato di resina sia i trattamenti in superficie.
La fase di lavorazione più importante: il trattamento
Il pavimento in resina può essere sottoposto a vari trattamenti per migliorare ulteriormente la tenuta ad alcuni agenti e sollecitazioni:
- Il trattamento impermeabilizzante, adatto ai pavimenti realizzati all’esterno,
- L’ aggiunta del sigillante antimacchia
- L’aggiunta di inerti di granulometria selezionata indispensabile per rendere il pavimento resistente al passaggio di mezzi gommati pesanti, che conferisce un effetto opaco al pavimento; per un effetto brillante o lucido occorre un ulteriore strato di resina trasparente.
- Il trattamento per ottenere una classe di reazione al fuoco BFLS1 conforme alle normative UNI EN ISO.
Le fasi di lavorazione per il pavimento in resina 3D
Una naturale evoluzione dei pavimenti in resina è costituita dai pavimenti in resina multi-livello ossia in tre dimensioni (3D): inventati dagli architetti di Dubai, sono diffusi anche in Italia e danno la possibilità di dare un effetto di profondità alla superficie calpestabile. La posa di un pavimento in resina 3D si arricchisce di ulteriori fasi di lavorazione: infatti, all’interno dello strato di resina pavimentale viene inserita un’immagine a scelta, ricoperta poi dallo strato protettivo finale trasparente. Dopo qualche giorno necessario all’essiccamento si effettua una rifinitura con smalto al poliuretano.
La fase decorativa del pavimento in resina
La decorazione usata più frequentemente per il pavimento in resina consiste nell’effetto “melange”che si ottiene mescolando ai pigmenti di colore delle polveri di svariata natura. Si tratta di una fase di lavorazione che può essere inclusa nella fornitura del materiale ma anche affrontata dal progettista in fase di posa, facendo sbizzarrire la propria fantasia. Esistono aziende che vendono addirittura polveri organiche come il caffè e la curcuma da inserire nella resina come decorazioni; si possono aggiungere all’interno del pavimento anche figure ricavate con inerti colorati come stemmi, ideogrammi, sagome, greche.
E’ chiaro che questa fase di lavorazione del pavimento in resina è piuttosto lenta, soprattutto in presenza di superfici estese, poiché è realizzata completamente a mano con l’aiuto di dime e sagome. Tuttavia permette di personalizzare al massimo la pavimentazione, magari intonandola all’arredamento.
Ultima fase di lavorazione: l’eliminazione di un pavimento in resina
Sei stanco dei pavimenti in resina presenti nella tua casa e vuoi eliminarli, puoi seguire tre fasi a scelta:
- Con il riscaldamento, in presenza di supporto in legno. Si procede innanzitutto a spargere dell’Acetone un’ora prima sulla superficie da rimuovere, in modo che penetri nelle fibre del materiale. Successivamente si procederà a scaldare la resina epossidica coprente portandola a temperatura di fusione, cioè a 93 °C. Dopo questa operazione si raschierà la resina dal pavimento con un macchinario
- Con il congelamento: il metodo richiede di areare bene i locali in cui si opera per poter usare un refrigerante spray tenuto a distanza di 30 cm dalla superficie. In tal modo la resina epossidica si congela, divenendo friabile perché cristallizzata. Con un martello di gomma la stessa si frantuma e si asporta dalla superficie mediante raschiatura meccanica.
- Con sostanze chimiche: si utilizza un solvente speciale per resine epossidiche a base di Acetone. Si applica su porzioni limitate di superficie distribuendolo omogeneamente e lo si lascia agire per circa un’ora. Si elimina poi il prodotto con un lavaggio di fosfato di sodio sciolto in acqua calda che agisce in circa cinque minuti. Infine si raschia la resina epossidica meccanicamente e si lava il supporto liberato con acqua calda
Le fasi di lavorazione del pavimento in resina sembrano varie ma non sono complesse, potendo essere affrontate anche in autonomia.
Pavimenti in resina Rapid Mix