Le finiture rappresentano la parte più evidente della casa, quella che conferisce la qualità all’abitare; in commercio esistono centinaia di proposte ed è difficile decidere qual è la soluzione giusta. Il dilemma si fa ancora più difficile quando si è di fronte a una ristrutturazione, o addirittura a un restauro, magari di un immobile di grande pregio artistico, che richiede una maggiore attenzione progettuale.
Bisognerebbe conciliare praticità, sostenibilità, convenienza economica ed estetica. I pavimenti in resina sono tutto questo: facili da pulire e piacevoli nel design, garantiscono durevolezza, sicurezza e velocità di esecuzione, sia su pavimenti esistenti, sia in ambienti nuovi. I pavimenti in resina sono un vero e proprio rivestimento, che può essere orizzontale o verticale, permettendo soluzioni fuori dal comune.
Se ti incuriosisce l’idea dei pavimenti in resina per la tua casa, ma non conosci nulla sull’argomento, sarà utile avere qualche informazione chiara e sintetica. Ecco le FAQ con le risposte alle Domande Frequenti sui pavimenti in resina, utili per valutare attentamente le scelte che diventeranno un vero e proprio investimento sulla tua abitazione.
Perché usare i pavimenti in resina?
Per chi è indeciso sulle varie tipologie di pavimento adatte ai singoli ambienti della sua casa e non ha tempo di esaminare tutti i materiali, i modelli, le misure e i costi delle piastrelle tradizionali in commercio, i pavimenti in resina rappresentano una buona soluzione.
Infatti questo tipo di pavimentazione è adatto a qualunque ambiente indipendentemente dalla funzione: molto usati nelle cucine e nei bagni, sono la soluzione migliore anche in un vasto soggiorno usato per feste e ricevimenti, o in una camera di bambini vivaci, con tanti giocattoli, perché igienici e resistenti a urti e abrasioni.
I pavimenti in resina sono l’ideale anche in giardino, sul terrazzo, sui gradini, sui bordi delle piscine, per i campi di basket, perché molto resistenti anche agli agenti atmosferici. Infine offrono la soluzione ideale nei negozi, negli uffici, nelle discoteche, nei locali di esposizione e in tutte quegli ambienti dove è frequente il traffico di mezzi carrabili ed è necessario un pavimento resistente al fuoco.
Cosa sono i pavimenti in resina?
Chi è abituato al pavimento tradizionale, fatto di piastrelle o listoni di varia grandezza, si chiederà cosa sono i pavimenti in resina. Si tratta di un rivestimento, adatto sia alle superfici orizzontali sia verticali, che in origine si presenta come una miscela liquida di consistenza viscosa.
Tale miscela può essere a due o più componenti: la componente principale è a base di resina epossidica. Essa viene poi unita a specifici indurenti per ottenere l’essiccazione del rivestimento, diventando così una superficie rigida che funge anche da protezione.
Se ben posato e indurito, la superficie del pavimento in resina si presenta del tutto priva di fughe e giunti, compatta e continua, impenetrabile all’acqua. Se sottoposta a trattamento, tale superficie ha un’ottima resistenza chimica, meccanica e all’ abrasione, risultando molto durevole.
Esteticamente in generale si presenta come una superficie trasparente, bianca, nera o colorata, perfettamente piana, lucida, brillante ed omogenea, che richiede una ridotta manutenzione rispetto ai pavimenti in piastrelle, anche a distanza di anni. Aggiungendo alla miscela liquida polveri, pigmenti o inerti, naturali o artificiali, il pavimento in resina può essere personalizzato con decorazioni ed effetti molto piacevoli, considerato che non presenta interruzioni di alcun tipo.
I pavimenti in resina si adattano bene a ricoprire vecchi pavimenti senza alcun bisogno di demolizioni, così come si possono posare su massetti in calcestruzzo anche armato laddove l’ambiente sia di nuova costruzione.
Chi produce il pavimento in resina e chi lo realizza?
Il pavimento in resina viene prodotto dalle aziende che si occupano di prodotti chimici per l’edilizia e venduto dalle stesse o nei negozi specializzati del settore, in due parti e cioè la resina epossidica e l’indurente, da miscelare insieme al momento della posa, in proporzioni ben precise. Alla miscela bi-componente è possibile aggiungere una terza componente, formata da inerti o pigmenti o da una sostanza protettiva, che lo rende ancora più resistente al passaggio di mezzi gommati o agli attacchi chimici. Unitamente alla miscela per la formazione del pavimento, le stesse aziende producono il primer per migliorare l’aderenza alla base di sottofondo, nel caso la resina venga stesa su un pavimento tradizionale già esistente.
Presso alcune aziende è disponibile anche in il kit “fai da te” riservato a coloro che vogliono occuparsi personalmente della posa del pavimento in resina, completo di tutto il necessario ad esclusione dei macchinari per il trattamento finale di superficie.
La posa realizzata da un’Impresa edile prevede invece il ciclo completo di lavorazione a partire dal trattamento del supporto (o dalla formazione dello stesso in calcestruzzo armato), fino alla protezione speciale della superficie dopo l’indurimento. In questo caso l’Impresa si occuperà anche dell’acquisto dei prodotti, su indicazioni del progettista e in base ai tuoi gusti personali e al tuo budget di spesa.
Che resistenza hanno?
L’aspetto più vantaggioso dei pavimenti in resina è proprio la loro grande resistenza all’usura. Per quanto riguarda la resistenza a compressione, dopo l’indurimento della miscela, essa è pari a ~45 N/mm² mentre la resistenza all’abrasione è di ~ 0,06g perdita in peso. Dunque, in generale la resistenza di un pavimento di resina ben eseguito, rispetto ai pesi che si abbattono su di esso è pari a 20 N/mm² mentre quella all’impatto è >14,7 N/mm², nel pieno rispetto della normativa UNI EN. Un risultato eccellente, che rende i pavimenti in resina molto convenienti per gli ambienti sottoposti a grossi carichi o a frequenti urti.
Ma i vantaggi dei pavimenti di resina non si fermano qui. Essi assumono un valore di resistenza allo scivolamento che li include nella Classe 1 in base alle norme EN 12633 e anche riguardo alle operazioni di pulizia offrono grandi vantaggi: il coefficiente di presa di sporco stabilito dalle norme UNI EN 10792 raggiunge un Delta L = 1,20 quindi è molto basso, mentre la resistenza al lavaggio risulta ottima essendo >5000 cicli.
La combinazione di questi risultati li porta ad avere un coefficiente di pulibilità davvero contenuto, pari ad E=0,14. Ciò significa che puoi maltrattare, per così dire, la superficie di questo pavimento a tuo piacimento. Ottima resistenza dei pavimenti in resina si registra anche rispetto a sostanze chimiche come olio, benzina, succo di limone, coca cola, tinta per capelli. Attenzione invece agli acidi come l’alcool etilico denaturato, l’acetone, l’aceto alimentare, perché disgregano completamente il rivestimento, senza un opportuno trattamento superficiale.
I pavimenti in resina sono tossici?
Avendo parlato di resina epossidica è naturale che ci si chieda se questo tipo di pavimento sia tossico: si tratta pur sempre di un prodotto chimico. Ti rassicuro che la miscela bicomponente o tricomponente del pavimento in resina non comporta alcun tipo di tossicità come pavimentazione, soprattutto se è all’acqua, cioè senza aggiunta di solventi.
Infatti i pavimenti in resina vengono sempre più spesso installati negli ambienti collettivi dove l’igiene e la salubrità sono primarie, come negozi, impianti sportivi, cucine annesse alle mense, laboratori sanitari o gastronomici.
La posa invece, deve essere effettuata con prudenza, dal momento che si manipola il prodotto non finito: se sei un posatore “fai da te” ti consiglio di leggere attentamente la scheda di sicurezza fornita dall’azienda produttrice delle componenti, poiché in fase di miscela un uso disinvolto potrebbe causare danni, soprattutto in caso di accidentale contatto con gli occhi.
Infine un pavimento in resina screpolato in superficie per cattiva esecuzione diventa tossico soltanto in caso di ingestione accidentale delle parti. E’ bene in questo caso allontanare i bambini.
Sono ecologici?
La sostenibilità è il grande vantaggio di un pavimento in resina, per cui può essere considerato un pavimento ecologico. La durata ventennale, la facilità di pulizia e la manutenzione quasi inesistente fanno si che si risparmi notevolmente sulle risorse naturali e sui materiali, oltre che economiche.
Per quanto riguarda lo smaltimento del materiale al momento della demolizione, che si effettua meccanicamente, il pavimento in resina viene portato a discarica e smaltito come rifiuto speciale: ma l’operazione non comporta grossi costi dato lo spessore irrisorio della superficie e la quantità, calcolata al metro cubo da conteggiare.
Sono scivolosi?
I pavimenti in resina hanno un aspetto particolarmente lucido, se trattati con uno strato trasparente e formano una superficie perfettamente liscia e piana: questo lascerebbe credere che siano scivolosi. In realtà il pavimento di resina è anti-sdrucciolo e per questo motivo viene utilizzato per alcune strutture sportive, a bordo piscina, e nei luoghi frequentati dal pubblico, che per legge devono garantire la sicurezza allo scivolamento. Per le sue caratteristiche anti-sdrucciolo il pavimento in resina è molto indicato in presenza di utenti disabili e anziani.
Come pulire un pavimento in resina?
Il segreto per avere un pavimento in resina sempre pulito è aggiungere alla superficie un trattamento antimacchia e anti-abrasivo, costituito da uno strato speciale di resina trasparente. In questo caso la pulizia ti riserverà una piacevole sorpresa: per detergerlo, infatti, basteranno solamente acqua o vapore, anche passati frequentemente, vista la notevole resistenza ai cicli di lavaggio e il basso coefficiente di presa di sporco.
Quanto alla brillantezza, ti darà sempre grandi soddisfazioni, arrivando a un valore > 90 gloss, grazie allo strato trasparente. Il pavimento di resina ha tra le sue caratteristiche anche una cessione di odore pari a zero, ossìa non emette odore che possa influenzare la percezione di odori e sapori nell’ambiente.
Nessun cattivo odore di natura chimica, dunque, ma profumerà di pulito, sempre. Per questo viene posato anche negli ambienti con presenza di alimenti, secondo la normativa UNI 11021.
Quali sono i migliori?
In commercio esistono molte proposte di pavimenti e rivestimenti in resina, che si diversificano per tre fattori essenziali: la tecnica di posa, la possibilità di trattamenti decorativi e il costo del materiale. Riguardo alla prima, i maggiori vantaggi sono offerti da un pavimento in resina che abbia estrema rapidità di posa e di indurimento e sia auto-livellante: ciò comporta che il rischio che la resina si fessuri o si distribuisca in maniera disuguale sulla base provocando avvallamenti in superficie o brutte screpolature è molto ridotto. Dunque tra i migliori pavimenti di resina ci sono sicuramente quelli auto-livellanti.
Riguardo l’estetica, i pavimenti in resina più comuni hanno colorazioni delle miscele già stabilite dal produttore e non presentano la possibilità di personalizzazioni. I migliori sono quindi senz’altro i pavimenti in resina decorabili con l’aggiunta di polveri anche alimentari, glitter, inerti di pietre naturali o artificiali.
In questo modo la qualità del design dell’intero ambiente sarà certamente alta, dandoti modo di realizzare il progetto dei tuoi sogni. Infine il fattore economico non è trascurabile: i migliori pavimenti in resina risultano più costosi, proprio in base alle componenti aggiunte auto-livellanti o decorative, ai trattamenti di resistenza aggiuntivi e alla posa, se la stessa prevede la realizzazione di effetti particolari.
Di quali trattamenti ha bisogno un pavimento in resina?
Il pavimento in resina può essere sottoposto a vari trattamenti per migliorare ulteriormente la tenuta ad alcuni agenti e sollecitazioni. E’ il caso del trattamento impermeabilizzante, adatto ai pavimenti realizzati all’esterno, dell’aggiunta del sigillante antimacchia e della protezione costituita da inerti di granulometria selezionata. Quest’ultima è indispensabile per rendere il pavimento resistente al passaggio di mezzi gommati pesanti, mentre per quelli leggeri basta un indurente ad acqua.
Attenzione però: l’indurente conferisce un effetto opaco al pavimento; per un effetto brillante o lucido occorre un ulteriore strato di resina trasparente. Inoltre con un trattamento mirato si può conferire al pavimento, se richiesta, una classe di reazione al fuoco BFLS1 conforme alle normative UNI EN ISO.
In presenza dei trattamenti di qualsiasi tipo l’importante è passare subito dopo e per più volte, il rullo frangi-bolle sulla superficie di posa, in modo da eliminare l’aria inglobata dal materiale. Infine, anche al di sotto del pavimento, prima della posa su piastrelle, è necessario un trattamento con primer di adesione, che può essere acrilico mono-componente a base di acqua, in caso di supporto sfarinato, o un rasante epossi-cementizio tri-componente, per basi molto porose.
Come si posano?
La posa dei pavimenti in resina dipende dalla loro collocazione. Per gli ambienti interni, si sceglierà la miscela adatta al supporto di base, che può anche essere un pavimento in piastrelle di ceramica, un parquet. In tutti i casi non dovrà esserci umidità sulla superficie, né esterna, né di risalita, altrimenti la resina non aderirà bene al supporto.
Come prima cosa vanno eliminate tutte le tracce di polvere, olio e grassi. In base allo stato del supporto verrà steso il primer, almeno 12 ore prima della preparazione del sottofondo al pavimento. Il supporto sarà compianato e riparato delle piccole fessure ed eventuali asperità presenti con una o più mani di base trattante. Se il supporto è un massetto in cemento, richiederà l’apposizione di un’armatura in fibra di vetro per migliorare la resistenza della resina alla flesso-trazione ed evitare fessurazioni dopo l’essiccamento.
Dopo la preparazione del supporto sottostante il pavimento in resina, si procede a miscelare la resina epossidica e l’ induritore con un trapano a frusta a basso numero di giri, per non meno di 5 minuti, così da ottenere un impasto omogeneo. Nota importante: mai diluire con solvente o con acqua la miscela! Si otterrà così una rivestimento a basso spessore applicabile esattamente come una come vernice, con spatola a denti fini spaziati di 3 mm, rullo a pelo rasato o pennello a setole morbide.
Con l’aggiunta di un’altra componente, costituita dagli inerti (marmi, ciottoli, polveri, elementi decorativi frammentati) all’impasto ottenuto in precedenza, si ottiene un rivestimento a spessore, che si stende con una spatola dentata a 6 mm, fino ad ottenere una superficie regolare. Si passa infine più volte il rullo frangi-bolle per eliminare l’aria in eccesso.
Quanto costano al metro quadro?
I costi della posa di un pavimento in resina variano secondo le lavorazioni richieste. Una pavimentazione effettuata a spatola, con miscela già colorata su supporto pre-trattato e strato protettivo da interni, ha un costo che si aggira sui 40/60 Euro al metro quadro. L’aggiunta a questa tipologia di decorazioni artistiche porta il costo a 70/90 Euro a metro quadro.
Se si vuole un pavimento di maggiore qualità si sceglierà quello a base di resina auto livellante, il cui costo si aggira intorno agli 80/100 Euro al metro quadro. L’aggiunta di decorazioni a questa seconda tipologia porta il costo intorno ai 120/150 Euro al metroquadro. In generale l’aggiunta di trattamenti speciali comporta costi aggiuntivi; dal costo del pavimento in resina sono esclusi eventuali lavori edili come demolizioni dei pavimenti sottostanti e formazione di massetti in calcestruzzo armato.
Quanto durano?
La durata di un pavimento in resina, sia interno che esterno, dipende dalla correttezza della posa e dalla presenza o meno del trattamento applicato sulla sua superficie per aumentarne la resistenza: in assenza di questi due fattori, la superficie non ha mezzi di protezione dagli agenti chimici ed atmosferici, dall’usura e dalle abrasioni e si screpola, disgregandosi in breve tempo. In presenza del trattamento invece, previa corretta posa in opera, i pavimenti in resina e in generale i rivestimenti, possono durare anche vent’anni, restando inalterati nella loro bellezza.
Si graffiano?
Per l’elevata resistenza alle abrasioni il pavimento in resina è immune dai graffi, grazie all’aggiunta sua sua superficie di uno strato protettivo trasparente o composto da inerti, posato a regola d’arte e indurito nei tempi necessari.
Qual è il loro spessore?
Il grosso vantaggio dei pavimenti in resina è nella possibilità di far aderire la superficie su un pavimento preesistente, senza necessariamente demolire quest’ ultimo, grazie allo spessore della resina davvero minimo. I pavimenti in resina hanno infatti uno spessore che va dai 2 ai 4 mm.
Ti ricordo però che, ogni volta che si aggiunge un trattamento alla superficie, lo spessore aumenta di qualche millimetro, fino a raggiungere uno massimo di 1 cm per i pavimenti in resina carrabili.
Con la posa della resina quindi, l’altezza del pavimento nell’ambiente non varia di molto; l’unico dato importante da tener presente è costituito dalla difficoltà di attrito che potrebbe verificarsi all’apertura e chiusura delle porte.
Quali sono i tempi di asciugatura?
Una volta stesa la miscela sul supporto, un buon pavimento in resina può essere calpestato da un pedone già dopo 24 ore. L’indurimento completo della superficie si ottiene in 7 giorni; dopo questo periodo il pavimento è anche carrabile. Dovrai quindi aspettare per ottenere il risultato migliore e più sicuro, che eviti avvallamenti e difetti.
Posso usare un pavimento in resina all’esterno?
Assolutamente si: per i pavimenti esterni, alla procedura di posa classica per interni si aggiunge la posa di uno strato di resina impermeabilizzante, antimacchia o rafforzante, che eviti il danneggiamento della superficie al passaggio dei mezzi carrabili e alla esposizione agli agenti atmosferici.
Offrendo una superficie continua, senza fughe di unione tra piastrelle, i pavimenti in resina per esterni garantiscono che le erbacce non mettano mai radici e che l’acqua piovana non trapeli al di sotto: sono quindi molto indicati per i terrazzi.
Se realizzati in giardino, per fare in modo che l’umidità venga riassorbita, è bene orientarsi sui pavimenti in resina mista a ciottoli di marmo con funzione drenante, che non richiedono rafforzamenti rispetto al traffico veicolare.
A quali stili si adattano?
I pavimenti in resina sono moderni, addirittura avveniristici rispetto alla pavimentazione tradizionale, sia dal punto di vista estetico che funzionale. Se da un lato vengono accostati a stili architettonici contemporanei, essi rispondono bene alle esigenze progettuali dell’architetto o dell’ Interior designer anche in ambienti antichi di pregio.
In alcuni casi il contrasto tra materiali tradizionali delle murature, come pietre calcaree o tufi a vista, e pavimento in resina, genera un effetto dinamico e spregiudicato negli ambienti. I pavimenti in resina assecondano tutti gli stili: si va dalle delicate tonalità color terra e cielo, al bianco, per una casa shabby, ai rossi lacca, ai neri, fino ai melange, per la camera da letto o il salotto arredato classicamente.
Infine i glitter, aggiunti all’impasto della miscela, conferiscono un effetto brillantezza adatto per un ambiente in stile pop molto giovanile. Le decorazioni e disegni ottenuti con la composizione di inerti, possono essere posizionati in qualsiasi punto del pavimento risultando di maggiore effetto rispetto alle piastrelle, grazie alla continuità della superficie.
Per chi ama lo stile brutalista, lo “spatolato” è l’ideale, realizzato con resine ecologiche all’acqua e una lavorazione manuale più lunga, ma dall’effetto “materico” assai piacevole. Infine, è possibile coordinare il pavimento in resina con rivestimenti verticali su muretti, gradini, pareti, creando un simpatico effetto arredo.
Quali sono i difetti?
Sebbene i vantaggi dei pavimenti in resina siano numerosi, essi non sono certo esenti da difetti. Il primo è collegato alla loro estrema durabilità: infatti, avere lo stesso pavimento in casa per vent’anni potrebbe risultare noioso se ti piace rinnovare frequentemente lo stile dell’arredamento e pretendi armonia estetica tra arredi e finiture. E’ il caso di ambienti di rappresentanza, locali pubblici, negozi, sale da ballo, sale per le feste e tutti quegli ambienti progettati con uno stile ben preciso.
Il rimedio a questo inconveniente estetico è nella scelta di un pavimento in resina che sia il più possibile neutro, in modo da adattarsi a qualsiasi trasformazione stilistica, a meno di cambiarlo ogni volta. Altro difetto è l’ingiallimento di tutta o solo una parte della superficie quando è battuta dal sole: è il caso dei pavimenti in resina esterni esposti ai raggi ultravioletti o a quelle porzioni di pavimento che in casa sono in corrispondenza di finestre e balconi. In questo caso si potrebbero creare discromie nella superficie con effetti molto sgradevoli.
Il rimedio è prevedere l’inconveniente in fase progettuale e aggiungere un trattamento protettivo ad hoc. Infine, l’aderenza del pavimento in resina viene meno nel caso che la superficie sottostante sia soggetta ad umidità. In tal caso può esserci un distacco di alcune porzioni che rovinerebbe l’intero pavimento. Consiglio quindi di evitare i pavimenti in resina laddove esiste questo problema.
Come si rimuovono?
I metodi di eliminazione dello strato di resina epossidica del pavimento sono tre: con il riscaldamento, con il congelamento e con sostanze chimiche. Va subito detto che tutti e tre richiedono professionalità e prudenza nel maneggiare sostanze e macchine per la rimozione: è quindi opportuno affidarsi a specialisti del settore.
Nel primo caso, solo se si è in presenza di supporto in legno, si procede innanzitutto a spargere dell’Acetone un’ora prima sulla superficie da rimuovere, in modo che penetri nelle fibre del materiale. Successivamente si procederà a scaldare la resina epossidica presente sul pavimento portandola a temperatura di fusione, cioè a 93 °C. Dopo questa operazione si raschierà la resina dal pavimento con un macchinario.
Il secondo metodo richiede di areare bene i locali in cui si opera, per poter usare un refrigerante spray tenuto a distanza di 30 cm dalla superficie. In tal modo la resina epossidica congela, divenendo friabile perché cristallizzata. Con un martello di gomma la stessa si frantuma e si asporta dalla superficie mediante raschiatura meccanica.
Il terzo metodo utilizza un solvente speciale per resine epossidiche a base di Acetone. Si applica su porzioni limitate di superficie distribuendolo omogeneamente e lo si lascia agire per circa un’ora. Si elimina poi il prodotto con un lavaggio di fosfato di sodio sciolto in acqua calda, che agisce in circa cinque minuti. Infine si raschia la resina epossidica meccanicamente e si lava il supporto liberato con acqua calda.
Posso ristrutturare un pavimento in resina danneggiato?
Se il pavimento in resina presenta distacchi da umidità, ha perduto la lucentezza, mostra discromie o abrasioni perché sprovvisto dello strato protettivo, è possibile ristrutturarlo rinnovando sia lo strato di resina sia i trattamenti in superficie. Esistono delle ditte specializzate in questo lavoro, che utilizzano macchine in grado di rimuovere lo strato danneggiato e di riapplicare i trattamenti, rigenerando perfettamente il pavimento in resina.
Posso posare il pavimento in resina sul parquet?
Alcune aziende produttrici di resine epossidiche per rivestimenti e pavimenti offrono prodotti specifici anche per la posa sul parquet: la posa su supporto in legno, infatti, presenta problematiche differenti da quella su pavimenti in ceramica o su calcestruzzo, perché le fibre assorbono maggiormente il prodotto. Prima di fare questa scelta è bene verificare che la superficie di legno sia perfettamente piana per evitare avvallamenti nel pavimento in resina. Diversamente deve essere preparato allo scopo.
Che tipo di decorazione posso effettuare su queste pavimentazioni?
La decorazione usata più frequentemente per il pavimento in resina consiste nell’effetto “melange”, che si ottiene mescolando ai pigmenti di colore, delle polveri di svariata natura. Esistono Aziende che offrono addirittura polveri organiche come il caffè e la curcuma; si possono aggiungere, all’interno del pavimento, anche figure costruite con inerti colorati come stemmi, ideogrammi, sagome, greche. Ogni ditta posatrice offre una gamma di decorazioni: sta a te scegliere quella giusta!
Cosa sono i pavimenti in resina 3D?
Una naturale evoluzione dei pavimenti in resina è costituita dai pavimenti in resina multi-livello ossia tridimensionali (3D): inventati dagli architetti di Dubai, stanno arrivando anche in Italia e danno la possibilità di dare un effetto-profondità alla superficie calpestabile. All’interno dello strato di resina pavimentale viene inserita un’immagine a scelta, che viene ricoperta dallo strato protettivo finale trasparente. Dopo qualche giorno necessario all’essiccamento, si effettua una rifinitura con smalto al poliuretano.
Con questo metodo si ottiene un effetto tridimensionale dell’immagine molto suggestivo. Le immagini da inserire spaziano dal soggetto acquatico, alla forma geometrica, alla veduta. Addirittura si possono utilizzare immagini create da artisti di grido per avere un pavimento che sia una vera opera d’arte.
Quanto costa un pavimento in resina 3D?
Il costo del pavimento in resina 3D si calcola in maniera diversa rispetto al pavimento in resina comune. La differenza è soprattutto nella natura e provenienza dell’immagine da inserire al di sotto della superficie trasparente per ottenere poi l’effetto tridimensionale.
Alcune immagini sono inserite nel catalogo dell’azienda produttrice dei pavimenti, oppure vengono proposte dall’Impresa installatrice: si tratta di stampe ad altissima risoluzione che vanno adattate alla dimensione dell’ambiente. In questi casi il costo del pavimento calcolato “a misura” si aggira sui 200/300 Euro al metro quadro.
Esistono progettisti, artisti, grafici ed Interior design specializzati in ideazione di immagini per pavimenti in resina 3D. In questo caso si tratta di un’opera personalizzata che viene conteggiata “a corpo” e può costare qualche migliaio di Euro.
Come imparo a realizzare i pavimenti in resina?
Molte aziende fornitrici di resine e trattamenti per pavimenti offrono al cliente tutorial, dimostrazioni o addirittura corsi per apprendere i metodi di posa e la manutenzione dei pavimenti in resina. I corsi possono essere in presenza, presso le strutture aziendali ma anche on line.
In alcuni casi vengono rilasciate certificazioni che attestano la qualifica di resinatore, utile per chi lavora già all’interno di un’azienda edile o come piastrellista professionale. Il corso è utile anche per chi ama il “fai da te”: posare il pavimento in resina non è difficile ma occorre procurarsi i giusti prodotti e attrezzature, oltre a conoscere tutti i segreti delle tecniche di stesura delle resine. E’ bene quindi, dopo il corso, cominciare a mettere in pratica le proprie conoscenze su piccole superfici casalinghe prima di avventurarsi in lavori più complessi.
Quali sono i supporti sbagliati per questo tipo di pavimenti?
Non è possibile applicare le resine epossidiche da rivestimento su gomma e Linoleum, polistirolo, terra e gesso. Si tratta infatti di materiali che ne impediscono l’aderenza e non sono abbastanza rigidi per supportare un pavimento in resina. Via libera invece a ceramica, vetro, legno, pietra, calcestruzzo.
Posso installare il riscaldamento al di sotto?
Il pavimento in resina per il suo spessore limitatissimo e la sua composizione, consente perfettamente il passaggio del calore di un impianto posto al di sotto di esso, all’interno di un massetto. Non subisce inconvenienti dalle correnti d’aria calda a patto che il massetto sia perfettamente asciutto.
Pavimenti in resina Rapid Mix